Cosa c’entrano gli 80 anni compiuti da Einaudi con l’apertura della libreria Controvento?
Quando vivevo a Perugia per l’università decisi di trovarmi un lavoretto, c’era questa piccola libreria, un Punto Einaudi in via Oberdan in cima alle scale, un po’ nascosta. Entrai, ci passai il pomeriggio, sfogliai uno per uno tutti i Millenni , chi li aveva visti mai tutti insieme uno accanto all’altro… mi fermai impietrita di fronte allo scaffale dei Tascabili, lo scaffale infinito, quanti erano i libri di quella collana?! Lo scaffale girava tutto intorno alla stanza, scorrendo i titoli e gli autori in ordine alfabetico mi resi conto che su quelle mensole c’era la storia dell’editoria italiana, il coraggio e l’audacia di un editore, la ricerca, la qualità.
Ne raccolsi un po’ anch’io di coraggio quel pomeriggio, e a fine serata, quasi all’ora di chiusura dissi al libraio: voglio lavorare qui.
Ero solo una lettrice, non sapevo niente di giacenze, rotazioni, conti, rese, niente di niente. Mi fece mille domande, ma parlammo solo di libri. Mi prese.
Con lui e poi con la libraia che arrivò dopo di lui imparai tutto. Passai quasi tre mesi a studiare i libri, tutti i giorni, un libro alla volta. Tutti i volumi dell’immenso catalogo Einaudi sono passati per le mie mani.
Prenditi il tempo per guardare e sfogliare ogni libro, memorizza la copertina, il nome del traduttore, guarda il numero delle edizioni, ricorda in quale mensola di quale scaffale l’hai preso, prendi appunti, fammi domande, leggi quelli che ti parlano…e poi torna qui e raccontameli, io farò lo stesso.
In tre mesi imparai l’esatta geografia della libreria, conoscevo quasi a memoria tutto lo scaffale dei tascabili e della saggistica e continuai così, con quel metodo per ogni nuovo libro: tocca, leggi, guarda, memorizza, racconta.
Senza mai toccare la tastiera di un pc, senza parlare con i clienti (devi prima conoscere, poi puoi raccontare…) , senza fare conti. C’eravamo solo io, i libri… e la polvere.
Così è iniziato tutto, grazie ai libri di Giulio Einaudi.
Ho lavorato poi in altre librerie, ho imparato anche a fare i conti, a gestire l’amministrazione, gli sconti, le rese, le rotazioni… tutto quello che serve, sto aprendo finalmente la mia libreria, manca poco… sono passati anni da quel pomeriggio in via Oberdan e non è cambiato niente, lavoro sempre allo stesso modo, quando arriva un libro nuovo io lo aspetto, lo tocco, lo leggo, lo guardo, lo memorizzo, e poi lo racconto.
Ancora auguri, e grazie….
Qui invece ci sono gli auguri di tanti scrittori, molto bello quello di Michela Murgia.
“tocca, leggi, guarda, memorizza, racconta”
Pochi gesti per descrivere la magia di un mestiere meraviglioso!
Sarai una grande libraja!
Io rido quando mi dicono che le librerie spariranno! Essi non sanno nulla.
imparare come artigiani ad apprezzare il libro in ogni sua parte, quella fisica e quella dei contenuti… e poi raccontarli a chi entra, col cuore e col cervello…
auguri Filomena, per questo lavoro bellissimo e improbabile
Nicoletta
ah sì, improbabile sicuro! grazie…
e tu digli così: Taci taci Mercuzio tu parli di nulla! 😀
poi ci ho aggiunto anche “far di conto”…
spezza un po’ la magia ma tiene la libreria aperta! 😉
concordo con marco. è semplice: è disumano comprare i libri senza il loro odore, senza un librajo che ti racconta qualcosa, come dicesse – signora, questo prosciutto è dolcissimo, si fidi – entrare e vedere solo pile di moccia, volo, grigi in tutte le tonalità, e compagnia impilando, insomma, prima o poi si torna umani. non fosse altro per dispetto!
ecco, era anche il mio sogno. forse è il sogno di tutti i lettori avere una libreria vera, piccola, e per questo ognuno che legge davvero in casa sua si costruisce la sua in miniatura.